I tratti di carattere introversi e estroversi sui dizionari


1.

Un Dizionario non è una bibbia. Esso fornisce semplicemente le definizioni dei lemmi di una Lingua in ordine alfabetico dando ampio spazio ovviamente a quelli adottati dai parlanti. Per questo aspetto, è un repertorio del senso comune.

Le definizioni lessicali chiariscono il senso di un termine utilizzandone altri, ovvero ìpescanoî in una rete complessa di significati e di significanti. L'esistenza di questa rete consente di estrapolare dai dizionari sia famiglie di parole derivate da una parola capostipite sia campi semantici, vale a dire insiemi di parole che fanno riferimento ad un'area di significati.

Il lemma ìcarattereî viene così definito: ìcomplesso di qualità e attitudini psicologiche che costituiscono la personalità di un individuo; indole, natura, temperamentoî. Se, nel definire il carattere, sono in gioco più fattori (qualità e attitudini), viene naturale chiedersi se essi siano reperibili a livello lessicale. La risposta sembra positiva se si tiene conto che un orientamento tradizionale nella cornice degli studi psicologici sul carattere fa capo all'idea che nell'universo degli aggettivi risulterebbero codificati i tratti fondamentali della personalità.

Gli aggettivi di fatto qualificano il sostantivo cui fanno riferimento. Definire una personalità introversa o estroversa è già, ovviamente, una qualificazione.

Che io sappia, nessuno ha cercato di organizzare la rete dei significanti e dei significati inerenti questi due orientamenti di personalità e tanto meno di valutare il giudizio implicitamente o esplicitamente positivo o negativo che ad essi si associa.

Ho svolto una rapida ricerca su di un Dizionario tirando fuori tutti gli aggettivi che riguardano l'introversione e l'estroversione. Non avendo dedicato troppo tempo alla ricerca, penso che i risultati siano poco esaurienti. Quest'articolo è uno spunto di riflessione per ulteriori approfondimenti. Più che a costruire un sistema lessicale compiuto o impegnarsi in un'analisi semantica, esso ha una finalità modesta ma significativa: evidenziare, attraverso il lessico, la matrice del pregiudizio che verte, nel nostro mondo, sull'introversione.

I risultati della ricerca sono esposti nella tabella sottostante. Nella colonna centrale tutti gli aggettivi sono elencati per ordine alfabetico. Nelle altre colonne gli aggettivi sono distribuiti secondo un criterio di pertinenza in rapporto all'introversione e all'estroversione, nonché agli sviluppi ìnevroticiî dei due modi di essere.

Nella distribuzione degli aggettivi mi sono dovuto attenere al significato lessicale. Per esempio, nel dizionario amabilità, affettuosità, cordialità, gradevolezza sono associati costantemente al modo di essere estroverso. Questa attribuzione è, ovviamente, discutibile. Se essa però è confermata dal lessico, ciò implica che fa parte del senso comune.

Leggiamo dunque la tabella.

INTROVERTIMENTO INTROVERSIONE TRATTI CARATTERE ESTROVERSIONE ESTROVERTIMENTO

AFFABILE

AFFABILE

AFFETTUOSO

AFFETTUOSO

ALTEZZOSO

ALTEZZOSO

AMABILE

AMABILE

ANTIPATICO

ANTIPATICO

APERTO

APERTO

ASSENNATO

ASSENNATO

AUDACE

AUDACE

AVVENTATO

AVVENTATO

BRUSCO

BRUSCO

CHIASSOSO

CHIASSOSO

CHIUSO

CHIUSO

COMUNICATIVO

COMUNICATIVO

CORDIALE

CORDIALE

DISCRETO

DISCRETO

DISINVOLTO

DISINVOLTO

DISSENNATO

DISSENNATO

DISTRATTO

DISTRATTO

ESPANSIVO

ESPANSIVO

ESUBERANTE

ESUBERANTE

FREDDO

FREDDO

GARBATO

GARBATO

GIUDIZIOSO

GIUDIZIOSO

GRADEVOLE

GRADEVOLE

IMPACCIATO

IMPACCIATO

IMPERTINENTE

IMPERTINENTE

IMPRUDENTE

IMPRUDENTE

IMPULSIVO

IMPULSIVO

INCOSCIENTE

INCOSCIENTE

INDISCRETO

INDISCRETO

INSICURO

INSICURO

INSOLENTE

INSOLENTE

INTRAPRENDENTE

INTRAPRENDENTE

INVADENTE

INVADENTE

LOQUACE

LOQUACE

PENSIEROSO

PENSIEROSO

OMBROSO

OMBROSO

PAUROSO

PAUROSO

PERMALOSO

PERMALOSO

PIACEVOLE

PIACEVOLE

POSATO

POSATO

PUDICO

PUDICO

RACCOLTO

RACCOLTO

RIFLESSIVO

RIFLESSIVO

RIGUARDOSO

RIGUARDOSO

RIPIEGATO

RIPIEGATO

RISERVATO

RISERVATO

RISPETTOSO

RISPETTOSO

RITROSO

RITROSO

SCHIVO

SCHIVO

SCORBUTICO

SCORBUTICO

SCOSTANTE

SCOSTANTE

SCRITERIATO

SCRITERIATO

SCRUPOLOSO

SCRUPOLOSO

SFACCIATO

SFACCIATO

SFRONTATO

SFRONTATO

SGRADEVOLE

SGRADEVOLE

SICURO

SICURO

SILENZIOSO

SILENZIOSO

SIMPATICO

SIMPATICO

SOCIEVOLE

SOCIEVOLE

SOLITARIO

SOLITARIO

SPENTO

SPENTO

SPUDORATO

SPUDORATO

SUPERFICIALE

SUPERFICIALE

SUSCETTIBILE

SUSCETTIBILE

TIMIDO

TIMIDO

TIMOROSO

TIMOROSO

VERGOGNOSO

VERGOGNOSO

VIVACE

VIVACE

Dalla tabella si ricavano dunque le seguenti attribuzioni.

Estroverso

AFFABILE, AFFETTUOSO, AMABILE, APERTO, COMUNICATIVO, CORDIALE. DISINVOLTO, ESPANSIVO, ESUBERANTE, GRADEVOLE, LOQUACE, PIACEVOLE, SICURO, SIMPATICO, SOCIEVOLE, INTRAPRENDENTE, VIVACE

Estroverso estrovertito

AVVENTATO, CHIASSOSO, DISSENNATO, DISTRATTO, IMPERTINENTE, IMPRUDENTE. IMPULSIVO, INCOSCIENTE, INDISCRETO, INSOLENTE, INVADENTE, SCRITERIATO, SFACCIATO, SFRONTATO, SPUDORATO, SUPERFICIALE

Introverso

ASSENNATO, DISCRETO, GARBATO, GIUDIZIOSO, PENSIEROSO, POSATO, PUDICO, RACCOLTO, RIFLESSIVO, RIGUARDOSO, RISERVATO, RISPETTOSO, SOLITARIO, TIMOROSO

Introverso Introvertito

ALTEZZOSO, ANTIPATICO, BRUSCO, CHIUSO, FREDDO, IMPACCIATO, INSICURO, OMBROSO, PAUROSO, PERMALOSO, RIPIEGATO, RITROSO, SCHIVO, SCORBUTICO, SCOSTANTE, SCRUPOLOSO, SGRADEVOLE, SILENZIOSO, SPENTO, SUSCETTIBILE, TIMIDO, VERGOGNOSO

Parecchie attribuzioni, come accennato, possono essere messe in discussione. Nel complesso, però, è difficile non cogliere immediatamente che esse hanno riferimenti reali che coincidono con le valutazioni di carattere che sopravvengono a livello di vita quotidiana.

L'inquadramento lessicale fornisce qualche spunto di riflessione. In sé e per sé, gli aggettivi che qualificano rispettivamente l'estroversione e l'introversione definiscono (sia pure in maniera imprecisa) due modi di essere più o meno nettamente differenziati, ciascuno dei quali però suggerisce qualcosa di positivo.

Gli aggettivi invece che qualificano l'estrovertimento e l'introvertimento definiscono tratti di carattere tendenzialmente o francamente negativi.

Su questa base, è abbastanza agevole capire come stanno le cose a livello di senso comune e come si sia originato il pregiudizio nei confronti dell'introversione. Evidentemente, in riferimento ad un codice normativo, il senso comune enfatizza le qualità positive dell'estroversione e diminuisce o rimuove il peso di quelle negative. Per quanto riguarda l'introversione, invece, esso tende ad enfatizzare quelle negative e a misconoscere o a subordinare alle prime quelle positive.

Ovviamente non c'è da sorprendersi per un processo del genere, il quale conferma che l'uso della lingua, delle parole e dei significati ad esse associate ha una spettro situazionale, dipende insomma da un determinato contesto socioculturale.

Non c'è da sorprendersi neppure del fatto che, mentre gli estroversi valorizzano gli aspetti positivi del proprio carattere minimizzando o rimuovendo quelli negativi, che dipendono da un processo di estrovertimento, gli introversi, interiorizzando il codice normativo corrente, tendono a misconoscere quanto c'è di positivo nel loro modo di essere e a vivere drammaticamente gli aspetti negativi, che dipendono da un processo di introvertimento.

E' evidente che questa situazione conferma la necessità, scritta nello Statuto della LIDI, di portare avanti un'opera di sensibilizzazione che consenta, agli introversi non meno che agli estroversi, di giungere ad avere, sia nei confronti del proprio modo di essere che dell'altro, un maggior potere critico.

Tale necessità non si fonda solo sul giocare con le parole e gli aggettivi. E' importante, però, capire che, nel definire se stessi e nel valutare gli altri, i soggetti fanno riferimento ad una rete di significanti complessi che può essere utilizzata in modi molteplici, al di sotto della quale si dà una rete ancora più complessa di significati.

3.

Un ulteriore passo in avanti si può realizzare ricavando dalla tabella precedente un'altra, che pone in luce le opposizioni significative.

Estroversione Introversione

APERTO

CHIUSO

COMUNICATIVO

RISERVATO

CORDIALE

FREDDO

DISINVOLTO

IMPACCIATO

ESPANSIVO

RACCOLTO

ESUBERANTE

POSATO

LOQUACE

SILENZIOSO

PIACEVOLE

GARBATO

SICURO

INSICURO

SIMPATICO

ANTIPATICO

SOCIEVOLE

SOLITARIO

VIVACE

CONTROLLATO

AVVENTATO

GIUDIZIOSO

IMPULSIVO

RIFLESSIVO

INDISCRETO

DISCRETO

INVADENTE

RIGUARDOSO

SFACCIATO

PUDICO

SUPERFICIALE

PROFONDO

E' evidente che questa tabella è più significativa rispetto alla precedente perché, utilizzando il criterio dell'opposizione tra tratti di comportamento apparenti, essa mette immediatamente in luce nello stesso tempo il valore e i limiti dei due modi di essere.

Tra le opposizioni ovviamente si dà uno spettro la cui estensione trasforma i significati. L'estroverso è simpatico perché è aperto, comunicativo, espansivo, cordiale, sicuro? Indubbiamente, ma se l'apertura diventa una perpetua esibizione di narcisismo, la comunicatività una logorrea interminabile, l'espansività una forma di invadenza e di indiscrezione, ecc. è arduo pensare che la simpatia immediata che egli suscita non si associ poi, negli agenti che interagiscono con lui, in un fastidio più o meno rilevate.

L'introverso è antipatico perché è chiuso, riservato, raccolto e pensieroso, freddo, silenzioso?

Indubbiamente, ma superata una soglia di intimità comunicativa, egli risulta anche posato, riflessivo, discreto, rispettoso, empatico, profondo, ecc.

E' evidente che gli aggettivi qualificativi, il cui campo comporta, per ognuna dei due modi di essere, possibili significati positivi e negativi, è abbastanza veritiero perché esso coglie, con i tratti specifici all'introversione e all'estroversione, anche i tratti di introvertimento e di estrovertimento determinati dall'ambiente culturale.

Nell'interazione quotidiana, però, il campo però si restringe in nome del fatto che, in riferimento al modello normativo vigente ñ che è quello estroverso con tratti di estrovertimento -, le apparenze comportamentali pesano più delle ìessenzeî, vale a dire di ciò che si dà al di là di esse.

In questo senso si può affermare che il modello di riferimento in questione rende il giudizio sociale estremamente superficiale e di conseguenza pregiudiziale.

E' un problema degli introversi rivendicare il fatto che la loro esperienza non si riduce alle apparenze e agire in modo che le loro qualità possano essere riconosciute. E' un problema della cultura alimentare a livello sociale una maggiore attenzione e capacità di penetrazione in rapporto alle manifestazioni dell'umano.

4.

Non ho le necessarie competenze per avviare e portare a termine un'analisi semantica degli aggettivi qualificativi inerenti l'introversione e l'estroversione. Mi limito pertanto, almeno per ora, ad una sola riflessione, che può suggerire l'idea dell'importanza di una ricerca a riguardo.

La coppia aperto/chiuso si applica ad un qualunque sistema nel quale si dà la possibilità di regolare la ìcomunicazioneî con altri sistemi o sottosistemi mediante dispositivi di vario genere. Rientrano in questo ambito porte, finestre, cancelli - che servono solitamente a suddividere lo spazio in pubblico e privato -, rubinetti (dell'acqua, del gas, ecc.), interruttori elettrici, ecc.

E' l'aspetto di ìcomunicazioneî regolata tra sistemi che è stato acquisito dalla psicologia e dal senso comune per definire un aspetto della personalità, vale a dire il rapporto immediato ñ più o meno sereno, fiducioso, incline a stabilire un contatto, ecc. - che il soggetto intrattiene con il mondo esterno.

In questo criterio c'è il riferimento implicito al diritto o al bisogno di ogni soggetto di regolare la comunicazione tra mondo interno e mondo esterno, soggettività e socius, privato e pubblico. Nel contempo, la qualificazione positiva dell'apertura e quella negativa della chiusura fanno chiaramente riferimento ad un codice normativo, che impone di dimostrare di non avere nulla da nascondere. Aperto, insomma, è il soggetto che accetta senza timore di sottoporsi al giudizio e al controllo sociale; chiuso, viceversa, colui che oppone più o meno rilevanti difese.

L'origine di questo codice non è difficile da ricostruire. Esso, infatti, è riconducibile al processo di complessificazione della società, attestato immediatamente dall'urbanizzazione e dall'estensione delle città, che, rendendo anonimi gli individui, ha inattivato i meccanismi di controllo sociali esistenti laddove ñ come per esempio ancora oggi nei paesi o nei piccoli centri ñ le persone si conoscono tutte sia pure superficialmente.

L'anonimato conseguito dal cittadino, che ha privatizzato l'esperienza personale, ha conseguito l'effetto paradossale di rendere notevolmente più difficile rispetto al passato l'identificazione dell'altro che, nell'interazione spontanea quotidiana, può comparire nell'orizzonte dell'esperienza sociale come estraneo, con tutte le valenze vagamente persecutorie che si associano al termine.

Il controllo sociale, compromesso dall'anonimato, si è riabilitato sulla base della sollecitazione rivolta ad ogni soggetto di fornire immediatamente agli altri indizi della sua familiarità, affidabilità, simpatia, innocuità, ecc.

Tale sollecitazione ha assegnato all'apertura comunicativa un valore positivo.

Si tratta, ovviamente, di un codice che può facilmente essere adottato in maniera formale, mistificata. Lo adottano, per esempio, i commercianti, gli agenti assicurativi, i funzionari di banca per ingraziarsi i clienti, i politici per accattivare gli elettori, presentatori televisi e uomini di spettacolo per assicurarsi l'audience, come pure colletti bianchi che si dedicano a truffe finanziarie di ogni genere.

C'è insomma qualcosa di innaturale nel codice dell'apertura comunicativa. Esso, infatti, induce un comportamento orientato a dare di sé all'altro, al socius, un'immagine che simula una disponibilità tento meno credibile quanto più esso si fonda su una conoscenza scarsa.

Il codice è innaturale anche sotto il profilo evolutivo.

L'evoluzione di ogni personalità è contrassegnata da un lento processo di socializzazione in virtù del quale il soggetto deve stabilire rapporti con gli altri (i familiari, gli estranei). La socializzazione è, dunque, caratterizzata da una graduale apertura al mondo esterno, comprovata dal fatto che lo stesso soggetto che a tre anni, di fronte ad un estraneo, si nasconde dietro la madre, a 20 anni può fare un viaggio all'estero e accettare di confrontarsi con un'infinità di estranei.

L'apertura al mondo esterno comporta sia l'allargamento di un orizzonte cosciente che induce a vedere ovunque esseri simili a sé, sia la comunicazione con gli altri che, sia pure regolata a seconda delle circostanze, implica lo scorrimento di parole e di emozioni che consentono di stabilirla e di mantenerla.

Per questo aspetto, la familiarizzazione con il mondo esterno può essere ricondotta ad un processo di lenta estroversione. Per essere autentico, però, tale processo deve fondarsi sulla conoscenza dell'altro e del mondo, vale a dire su di una capacità che può essere acquisita solo lentamente.

L'atteggiamento solitamente chiuso dell'introverso, da questo punto di vista, può essere facilmente attribuito alla persistenza di paure infantili.

In realtà tale atteggiamento non è un tratto naturale dell'introversione, bensì implica già un introvertimento. Il tratto naturale è la riservatezza, vale a dire la tendenza a regolare la comunicazione con il mondo esterno secondo criteri soggettivi che non rispettano i codici normativi vigenti. Tali criteri sono essenzialmente due: il riferimento ad un mondo privato che può essere messo in gioco solo in misura direttamente proporzionale al grado di intimità della relazione in questione, e l'esigenza che si dia un canale comunicativo sintonico con l'altro, in difetto del quale l'introverso non ha nulla da dire.

La riservatezza, dunque, impone di tenere per sé ciò che del proprio privato non ha senso comunicare o perché non si dà un grado sufficiente di familiarità con l'altro o perché c'è il timore di non essere compresi. Essa implica e si fonda su di un bisogno di individuazione per cui il soggetto rivendica il suo diritto a regolare la comunicazione con il mondo esterno. Il fatto che tale diritto entri in conflitto con codici normativi vigenti è un dato di realtà, ma è un dato culturale. E' di solito la persistente pressione operata dall'ambiente su tale diritto a trasformare la riservatezza in chiusura.

Il superamento del codice normativo in questione non è, sulla carta, difficile da ipotizzare. Occorrerebbe riconoscere, per un verso, il diritto dell'individuo alla privacy e alla regolazione del rapporto con il mondo esterno sulla base di una reale conoscenza delle persone e, per un altro, l'esigenza della società di mantenere un controllo sui cittadini non imponendo loro un codice sterotipico di comportamento, ma attrezzandosi per valutare in maniera più propria e profonda le apparenze.

Si ridurrebbe in questo modo il potere, che attualmente è enorme, degli spacciatori di fumo, imbonitori, simulatori, adulatori, seduttori, di coloro che puntano su un'immagine dietro la quale non si dà alcun autentico spessore, ecc., e aumenterebbe, complementarmente, il potere di coloro che coltivano l'essere più che l'immagine e l'avere.

Facile a dirsi.